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Gianni Caproni, un trentino con le ali

Gianni Caproni, un trentino con le ali

ARCO – Prima nazionale, venerdì 3 febbraio ad Arco, per il docufilm “Gianni Caproni, un trentino con le ali”, ideato, scritto e diretto da Mauro Vittorio Quattrina.

La proiezione del docufilm dedicato al grande pioniere dell’aviazione, nato ad Arco, è in programma all’auditorium «Giovanni Paolo II» dell’oratorio San Gabriele  con inizio alle ore 20.45 e con l’intervento del regista e dello storico arcense Romano Turrini.

Ingresso libero con prenotazione consigliata (telefono 0464.583656). Repliche sabato 4 e domenica 5 febbraio, sempre alle ore 20.45.

Giovanni Battista Caproni nasce a Massone, piccola frazione di Arco, il 3 luglio 1886, da Giuseppe, geometra e agrimensore, e da Paolina Maini. Compiuta l’istruzione elementare, il giovane Gianni frequenta la Scuola Reale Elisabettina di Rovereto, per poi iscriversi al Politecnico di Monaco di Baviera, dove si laurea ingegnere civile il 10 agosto 1908. Quindi si trasferisce a Liegi per frequentare un corso in elettrotecnica. Qui incontra il rumeno Coanda, appassionato di studi aviatori. Dopo la formazione scolastica compie viaggi a Parigi alla ricerca di finanziatori e contatti internazionali per il suo obiettivo primario: la costruzione del suo primo aereo.

Rientra ad Arco nel 1909 e inizia la costruzione del suo primo biplano, con l’aiuto del fratello Federico e di alcuni artigiani del luogo. Questo prototipo, in seguito battezzato Ca.1, vola per la prima volta il 27 maggio 1910 alla cascina Malpensa, nella brughiera di Somma Lombardo. Dopo il trasferimento dell’attività nella vicina Vizzola Ticino, alla fine del 1910 inizia per Caproni un triennio di serie difficoltà economiche che gli impongono, nel 1913, la vendita delle officine allo Stato. Tuttavia, l’attività di questi primi anni è caratterizzata da uno straordinario fervore di costruzioni e dalla transizione dalla formula biplana a quella monoplana. Restano, a testimonianza di questo periodo, il biplano Ca.6 e il monoplano Ca.9, entrambi esposti al Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni di Trento.

Nel biennio 1913-14 Caproni porta a termine i progetti per un bombardiere strategico biplano trimotore, che sembrava tradurre nella realtà le altrettanto preveggenti dottrine sul dominio aereo formulate negli stessi anni da Giulio Douhet, allora comandante del battaglione Aviatori. Le commesse militari giunte per la costruzione di mezzi come questo, a partire dall’ingresso dell’Italia in guerra nel 1915, richiedono l’ampliamento delle officine di Vizzola e la costruzione di quelle di Taliedo, a Milano. Ne deriva una massiccia fornitura di bombardieri biplani e triplani che, con il progredire degli eventi bellici, orienta sempre più l’utilizzo del mezzo aereo in senso strategico, influendo in misura significativa sull’esito del conflitto.

La "fabbrica" De Agostini & Caproni a Somma Lombardo.

La “fabbrica” De Agostini & Caproni a Somma Lombardo.

Al termine della Grande Guerra s’impone la riconversione della produzione bellica per impieghi civili, in particolare orientandola al trasporto passeggeri: fra gli esiti più originali merita senz’altro una citazione il gigantesco e profetico progetto del Ca.60 “Transaereo”, concepito per collegare le due sponde dell’oceano. Il Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni conserva gli unici pezzi giunti fino a noi di del gigantesco prototipo destinato a trasportare cento passeggeri seduti. Gli anni Venti segnano la ripresa dell’azienda, grazie a nuove commesse statali, e il passaggio dalle strutture in legno a quelle in tubi saldati. Sono gli anni in cui Caproni avvia un sistema di produzione e distribuzione che dall’Italia si allarga a diverse filiali estere, fra cui quelle negli Stati Uniti e in Bulgaria.

L’azienda diviene quel “Gruppo Caproni” di cui sarebbero entrati a far parte, negli anni Trenta, marchi gloriosi come “Isotta Fraschini”, “Officine Meccaniche Italiane Reggiane” e “Cantieri Aeronautici Bergamaschi”, arrivando a contare diverse decine di migliaia di dipendenti.

L’enorme produzione di aeroplani Caproni di quel periodo spazia dai giganteschi bombardieri (quale il Ca.90), ai mezzi da trasporto, appoggio e soccorso sanitario, fino ai piccoli aeroplani da turismo e addestramento, dei quali il Ca.100 è senz’altro il più famoso (uno splendido “Caproncino” idrovolante è oggi esposto all’ingresso del Museo di Trento).

Vanno poi ricordati i molteplici interventi promossi dall’industriale trentino a sostegno dell’economia nella sua terra natale, come il grande stabilimento aeronautico realizzato a Gardolo, poco distante da Trento, alla fine degli anni Trenta, e la sua succursale di Arco, dove Caproni aveva aperto negli anni precedenti una scuola per operai meccanici e un calzaturificio. L’entrata dell’Italia nella Seconda guerra mondiale, alla quale Caproni è nettamente avverso, costringe ad un importante accrescimento dell’attività a scopi bellici. Si presentano ulteriori esempi dell’eccellenza della produzione aeronautica del Gruppo, una fra tutti la serie di caccia nati dalle “Officine Reggiane”, dei quali sopravvivono oggi pochissimi esemplari. Il Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni conserva l’unico caccia Reggiane RE.2000 (in prestito da Aeronautica Militare) ed espone la parte posteriore della fusoliera di un Reggiane RE.2005, unico frammento rimasto al mondo del famoso “Sagittario”.

Giovanni Battista "Gianni" Caproni (Massone, 3 luglio 1886 – Roma, 27 ottobre 1957), ingegnere aeronautico, imprenditore e pioniere dell'aviazione.

Giovanni Battista “Gianni” Caproni (Massone, 3 luglio 1886 – Roma, 27 ottobre 1957), ingegnere aeronautico, imprenditore e pioniere dell’aviazione.

La guerra porta alla distruzione, sotto i bombardamenti alleati, di diversi stabilimenti e, dopo l’armistizio del 1943, alle requisizioni delle truppe tedesche, cui Caproni cerca in ogni modo di opporsi difendendo maestranze e impianti dalla deportazione. Ma il Gruppo industriale non si risolleverà più dalle macerie del conflitto. Nel 1946, Gianni Caproni esce pienamente assolto da una denuncia per collaborazionismo, ma le conseguenze del procedimento interferiscono negativamente sulla riconversione del sistema produttivo.

Benché i progetti intrapresi siano contraddistinti dalle consuete caratteristiche di qualità e di anticipo sui tempi, come dimostrano i casi dell’aerotaxi Ca.193 o del Caproni Trento F.5 (entrambi esposti oggi al Museo di Trento), il gruppo è avviato ad un drastico ridimensionamento, terminato con la cessione dello stabilimento di Trento, nel 1955. Non mancano comunque alcune affermazioni, come la moto “Capriolo”, prodotta negli stabilimenti trentini, che conquista importanti successi sportivi in Italia e all’estero. Il fondatore e protagonista di questa epopea industriale muore a Roma il 27 ottobre 1957, appena tre mesi dopo aver ricevuto dal presidente Dwight Heisenhower il riconoscimento della “American Aeronautical Society”. Il Caproni-Vizzola C22J, bireattore per addestramento, oggi esposto in Museo, rappresenta l’ultima testimonianza della parabola dell’imponente apparato industriale creato da Gianni Caproni e terminato nel 1983, con la concentrazione nella “Giovanni Agusta”.

Il docufilm è stato realizzato con la consulenza del Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni di Trento e la collaborazione del Servizio attività culturali della Provincia autonoma di Trento.

Il regista Mauro Vittorio Quattrina, che ha scritto e diretto il docufilm su Caproni.

Il regista Mauro Vittorio Quattrina, che ha scritto e diretto il docufilm su Caproni.

 

 

Comunicato 185

Martedì, 31 Gennaio 2017 - 15:38

Il docufilm di Quattrina è stato realizzato in collaborazione con il Museo dell’Aeronautica e il Servizio attività culturali

"Gianni Caproni, un trentino con le ali": l'anteprima ad Arco
Prima nazionale, venerdì 3 febbraio all'auditorium «Giovanni Paolo II» dell’oratorio San Gabriele ad Arco (inizio alle ore 20.45), per il docufilm «Gianni Caproni, un trentino con le ali», ideato, scritto e diretto da Mauro Vittorio Quattrina, dedicato al grande pioniere dell'aviazione, nato ad Arco, e al rapporto che sempre conservò, particolarmente profondo, con la sua città natale e con il Trentino. Con l'intervento del regista e dello storico arcense Romano Turrini. Ingresso libero con prenotazione consigliata (telefono 0464 583656). Repliche sabato 4 alle 15.30 e domenica 5 febbraio alle 20.45.
Il docufilm è stato realizzato con la consulenza del Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni di Trento e la collaborazione del Servizio attività culturali della Provincia autonoma di Trento.

Giovanni Battista Caproni nasce a Massone, piccola frazione di Arco, il 3 luglio 1886, da Giuseppe, geometra e agrimensore, e da Paolina Maini. Compiuta l’istruzione elementare, il giovane Gianni frequenta la Scuola Reale Elisabettina di Rovereto, per poi iscriversi al Politecnico di Monaco di Baviera, dove si laurea ingegnere civile il 10 agosto 1908. Quindi si trasferisce a Liegi per frequentare un corso in elettrotecnica. Qui incontra il rumeno Coanda, appassionato di studi aviatori. Dopo la formazione scolastica compie viaggi a Parigi alla ricerca di finanziatori e contatti internazionali per il suo obiettivo primario: la costruzione del suo primo aereo.
Rientra ad Arco nel 1909 e inizia la costruzione del suo primo biplano, con l’aiuto del fratello Federico e di alcuni artigiani del luogo. Questo prototipo, in seguito battezzato Ca.1, vola per la prima volta il 27 maggio 1910 alla cascina Malpensa, nella brughiera di Somma Lombardo. Dopo il trasferimento dell’attività nella vicina Vizzola Ticino, alla fine del 1910 inizia per Caproni un triennio di serie difficoltà economiche che gli impongono, nel 1913, la vendita delle officine allo Stato. Tuttavia, l’attività di questi primi anni è caratterizzata da uno straordinario fervore di costruzioni e dalla transizione dalla formula biplana a quella monoplana. Restano, a testimonianza di questo periodo, il biplano Ca.6 e il monoplano Ca.9, entrambi esposti al Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni di Trento.
Nel biennio 1913-14 Caproni porta a termine i progetti per un bombardiere strategico biplano trimotore, che sembrava tradurre nella realtà le altrettanto preveggenti dottrine sul dominio aereo formulate negli stessi anni da Giulio Douhet, allora comandante del battaglione Aviatori. Le commesse militari giunte per la costruzione di mezzi come questo, a partire dall’ingresso dell’Italia in guerra nel 1915, richiedono l’ampliamento delle officine di Vizzola e la costruzione di quelle di Taliedo, a Milano. Ne deriva una massiccia fornitura di bombardieri biplani e triplani che, con il progredire degli eventi bellici, orienta sempre più l’utilizzo del mezzo aereo in senso strategico, influendo in misura significativa sull’esito del conflitto.
Al termine della Grande Guerra s'impone la riconversione della produzione bellica per impieghi civili, in particolare orientandola al trasporto passeggeri: fra gli esiti più originali merita senz’altro una citazione il gigantesco e profetico progetto del Ca.60 “Transaereo”, concepito per collegare le due sponde dell’oceano. Il Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni conserva gli unici pezzi giunti fino a noi di del gigantesco prototipo destinato a trasportare cento passeggeri seduti. Gli anni Venti segnano la ripresa dell’azienda, grazie a nuove commesse statali, e il passaggio dalle strutture in legno a quelle in tubi saldati. Sono gli anni in cui Caproni avvia un sistema di produzione e distribuzione che dall’Italia si allarga a diverse filiali estere, fra cui quelle negli Stati Uniti e in Bulgaria. L’azienda diviene quel “Gruppo Caproni” di cui sarebbero entrati a far parte, negli anni Trenta, marchi gloriosi come “Isotta Fraschini”, “Officine Meccaniche Italiane Reggiane” e “Cantieri Aeronautici Bergamaschi”, arrivando a contare diverse decine di migliaia di dipendenti. L’enorme produzione di aeroplani Caproni di quel periodo spazia dai giganteschi bombardieri (quale il Ca.90), ai mezzi da trasporto, appoggio e soccorso sanitario, fino ai piccoli aeroplani da turismo e addestramento, dei quali il Ca.100 è senz’altro il più famoso (uno splendido “Caproncino” idrovolante è oggi esposto all’ingresso del Museo di Trento).
Vanno poi ricordati i molteplici interventi promossi dall’industriale trentino a sostegno dell’economia nella sua terra natale, come il grande stabilimento aeronautico realizzato a Gardolo, poco distante da Trento, alla fine degli anni Trenta, e la sua succursale di Arco, dove Caproni aveva aperto negli anni precedenti una scuola per operai meccanici e un calzaturificio. L’entrata dell’Italia nella Seconda guerra mondiale, alla quale Caproni è nettamente avverso, costringe ad un importante accrescimento dell’attività a scopi bellici. Si presentano ulteriori esempi dell’eccellenza della produzione aeronautica del Gruppo, una fra tutti la serie di caccia nati dalle “Officine Reggiane”, dei quali sopravvivono oggi pochissimi esemplari. Il Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni conserva l’unico caccia Reggiane RE.2000 (in prestito da Aeronautica Militare) ed espone la parte posteriore della fusoliera di un Reggiane RE.2005, unico frammento rimasto al mondo del famoso “Sagittario”.
La guerra porta alla distruzione, sotto i bombardamenti alleati, di diversi stabilimenti e, dopo l’armistizio del 1943, alle requisizioni delle truppe tedesche, cui Caproni cerca in ogni modo di opporsi difendendo maestranze e impianti dalla deportazione. Ma il Gruppo industriale non si risolleverà più dalle macerie del conflitto. Nel 1946, Gianni Caproni esce pienamente assolto da una denuncia per collaborazionismo, ma le conseguenze del procedimento interferiscono negativamente sulla riconversione del sistema produttivo.
Benché i progetti intrapresi siano contraddistinti dalle consuete caratteristiche di qualità e di anticipo sui tempi, come dimostrano i casi dell’aerotaxi Ca.193 o del Caproni Trento F.5 (entrambi esposti oggi al Museo di Trento), il gruppo è avviato ad un drastico ridimensionamento, terminato con la cessione dello stabilimento di Trento, nel 1955. Non mancano comunque alcune affermazioni, come la moto “Capriolo”, prodotta negli stabilimenti trentini, che conquista importanti successi sportivi in Italia e all’estero. Il fondatore e protagonista di questa epopea industriale muore a Roma il 27 ottobre 1957, appena tre mesi dopo aver ricevuto dal presidente Dwight Heisenhower il riconoscimento della "American Aeronautical Society". Il Caproni-Vizzola C22J, bireattore per addestramento, oggi esposto in Museo, rappresenta l’ultima testimonianza della parabola dell’imponente apparato industriale creato da Gianni Caproni e terminato nel 1983, con la concentrazione nella “Giovanni Agusta”.


 

 

Provincia autonoma di Trento

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La Provincia acquisisce il patrimonio Caproni

Si è conclusa la procedura di acquisizione da parte della Provincia del patrimonio Caproni, il pioniere dell'aeronautica nativo di Arco e promotore del primo museo dell'aeronautica basato su reperti originali. Venerdì la giunta ha approvato la relativa delibera e nei prossimi giorni si arriverà alla firma. «Posso solo confermare - afferma l'assessore alla cultura Franco Panizza - che i rapporti più che positivi e costruttivi con la famiglia Caproni di Taliedo hanno portato a concludere la procedura con la comune volontà di valorizzare questo straordinario Museo, il più importante al mondo per velivoli e reperti originali. Nei prossimi giorni daremo i dettagli in una conferenza stampa».
L'iter amministrativo per stabilizzare, di concerto con l'Associazione «Museo Aeronautico Gianni e Timina Caproni di Taliedo», la collezione aeronautica Caproni, finora affidata alla Provincia a titolo di comodato gratuito, facendola a tutti gli effetti patrimonio pubblico, era partito a fine 2011. Ora il Museo di Mattarello può essere valorizzato e rilanciato. Intanto va completato il restauro di molti reperti. Poi ci sono le iniziative in cantiere. «Il Museo - sottolinea Panizza - sarà valorizzato in previsione del centenario della Grande Guerra. Intanto è in corso il recupero del carteggio fra Caproni e Gabriele D'Annunzio, in collaborazione con la Fondazione Vittoriale. Ed è in preparazione la docufiction, diretta dal regista Mauro Vittorio Quattrina, su un altro protagonista trentino della conquista dell'aria, Guido Moncher da Coredo».

Panizza: «Presto un film su Gianni Caproni»

Panizza: «Presto un film su Gianni Caproni»

La Provincia di Trento sta lavorando ad un film sulla vita di Gianni Caproni. Lo ha detto l'assessore alla cultura Franco Panizza intervenendo alla doppia presentazione in anteprima della docu-fiction realizzata dal regista Mauro Vittorio Quattrina su Guido Moncher, pioniere dell'aeronautica italiana. "Siamo convinti che il Trentino, grazie a questi due suoi figli – Caproni e Moncher – abbia scritto pagine importanti nella storia dell'aeronautica, che vanno conosciute e valorizzate", ha aggiunto Panizza il quale ha anticipato che su Moncher verrà aperto un museo a Coredo, "in cui troveranno spazio tutti i materiali d'archivio che gli eredi hanno voluto mettere a disposizione della comunità"

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COMUNICATO nr. 3502 del 12/11/12 10.34

"Con il film di Quattrina la Memoria si fa narrazione", ha detto l'assessore Panizza parlando a Coredo e a Mattarello
DOPPIA PRESENTAZIONE PER LA DOCU-FICTION SU GUIDO MONCHER DA COREDO




 

L'assessore alla cultura Franco Panizza ha partecipato, in questo fine settimana, a due importanti appuntamenti con la storia dell'aeronautica trentina. Sabato sera, infatti, nel teatro di Coredo, ha assistito alla proiezione in anteprima della docu-fiction realizzata dal regista Mauro Vittorio Quattrina su Guido Moncher, importante figura di pioniere dell'aeronautica italiana, dal titolo "Guido Moncher da Coredo: il volo della vita". Lo stesso film, con analogo grande successo di pubblico, è stato poi proiettato domenica pomeriggio al museo "G.Caproni" di Mattarello.
A Coredo erano presenti, accanto all'assessore Panizza, il sindaco reggente del centro anaune Paolo Forno, il regista Quattrina e Christine Moncherio, erede di Guido Moncher. A Mattarello hanno parlato anche Marco Andreatta, presidente del Museo della Scienza, Neva Capra, responsabile dello sviluppo dei progetti didattici del Museo, e Laura Cretti, assessore alla cultura della Comunità della Val di Non.



"Guido Moncher fu un pioniere del volo – ha tra l'altro detto l'assessore Panizza nel suo intervento, – uno di quei trentini che per genialità e coraggio seppe conquistarsi un posto di primo piano nel mondo dell'aeronautica, e non solo. Fu un personaggio eclettico, il Moncher: progettista e inventore, ma anche editore, commerciante, comandante dei vigili del fuoco, fondatore della Società musicale cittadina Giuseppe Verdi. Averne recuperata la storia e le idee è stato un atto doveroso: ecco perché il mio plauso va all'ormai consolidata e riconosciuta perizia con cui Mauro Vittorio Quattrina ha saputo trasformare la vita del nostro grande noneso in un romanzo per immagini e per idee, mettendo sotto la luce dei riflettori una galleria di personaggi che ci aiutano a meglio comprendere quell'importante frammento di Novecento che individuò nel volo il modo per far crescere l'intera società".
La Memoria si fa narrazione, ha quindi concluso Panizza: "Dopo la docufiction su Guido Moncher stiamo lavorando anche a un film sulla vita di Gianni Caproni, convinti come siamo che il Trentino grazie a questi due suoi figli abbia scritto pagine importanti nella storia dell'aeronautica, che vanno conosciute e valorizzate. Su Moncher, poi, verrà aperto un museo a Coredo, in cui troveranno spazio tutti i materiali d'archivio che gli eredi hanno voluto mettere a disposizione della comunità".

Dopo le fabbriche belliche nelle gallerie dalla Gardesana occidentale (raccontate nel film "Tunnel factories") e dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale lungo l'asta dell'Adige (narrati nel film "La battaglia del Brennero"), Mauro Vittorio Quattrina in questo suo ultimo lavoro concentra l'attenzione su un'unica figura di "scienziato", pioniere del volo e costruttore di velivoli, Guido Moncher da Coredo. Ieri, al Museo "G.Caproni" di Mattarello la docu-fiction incentrata sul quest'eclettico personaggio ha ricevuto il suo battesimo, accolto al termine della proiezione con un lungo applauso. erano presenti in sala, oltre all'assessore Panizza e al regista Quattrina,
Ma chi era Guido Moncher? Coevo dei Fratelli Wright e ispiratore di Gianni Caproni, Guido Moncher, nato a Coredo il 19 dicembre 1873, fu un personaggio incredibile. "Padre ancestrale dell'aeronautica" come lo definisce Mauro Vittorio Quattrina, inventore dell'elicoplano e del primo velivolo italiano, della prima "torre di controllo", spaziò con i suoi interessi dalla musica - fondò un'accademia musicale a Trento e fu amico di Mascagni, Puccini, ecc... - diede vita al primo supermercato «al Buon Mercato» rimasto anche come detto popolare , nel quale si vendevano i prodotti rateizzati. Pur sentendosi italiano partecipò alla Grande Guerra con l'esercito Austro Ungarico in Galizia. Al termine del conflitto si ritirò in Austria, e precisamente a Vienna, dove morì l'11 novembre del 1945.
(m.n.)
Filmato a cura dell'Ufficio Stampa

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